Libertà e Dignità – perchè lo sciopero della fame

Il 17 aprile, Giornata per i Prigionieri Palestinesi, segna anche l’inizio di uno dei più grandi scioperi della fame degli ultimi 20 anni. È guidato dal leader detenuto Marwan Barghouthi e vi hanno aderito più di mille prigionieri che intendono protestare contro la privazione di quei diritti fondamentali che sono loro garantiti dalla legge internazionale. Il Diritto Internazionale Umanitario mira innanzitutto a proteggere coloro che non prendono parte alle ostilità, cioè i civili, e tutti quelli che sono hors de combat come i prigionieri. Invece di garantire questa protezione ai prigionieri palestinesi, Israele li ha presi come obiettivo principale delle sue violazioni e della sua politica di punizioni collettive.

Lo sciopero della fame è una conseguenza delle molteplici e sistematiche violazioni commesse dall’occupazione israeliana nei confronti dei diritti dei prigionieri e delle gravi infrazioni delle Convenzioni di Ginevra, inclusi –tra l’altro– arresti arbitrari di massa, trasferimenti forzosi di prigionieri nelle carceri che si trovano in Israele, torture, trattamenti disumani e degradanti, così come negligenze mediche intenzionali e misure punitive arbitrarie. I prigionieri, inoltre, subiscono violazioni dei loro diritti di visita e di contatto con i familiari. Negli ultimi anni, Israele ha limitato o revocato alcuni diritti faticosamente conquistati dai prigionieri mediante scioperi della fame. Dopo che le autorità israeliane di occupazione hanno ripetutamente rifiutato di prendere in esame le legittime richieste, basate sul diritto internazionale, dei prigionieri palestinesi, i prigionieri stessi hanno deciso di dare il via al loro sciopero della fame “Libertà e Dignità” per porre fine a questi abusi.

Israele ha la responsabilità di tutelare la vita dei prigionieri palestinesi e deve essere diffidato dall’adottare misure punitive contro gli scioperanti della fame, così come dal fare ricorso all’alimentazione forzata che rappresenta un “trattamento crudele, disumano e degradante” secondo le parole dell’Osservatore Speciale ONU sulla tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli, disumane e degradanti. Israele, che è la potenza occupante, deve prendere in considerazione le legittime richieste dei prigionieri palestinesi per tutta la durata della loro detenzione, e non eccitare gli animi contro di loro e provocare così una escalation.

I numeri dei prigionieri palestinesi

In aprile 2017 Dal settembre 2000
Numero dei prigionieri 6.500 100.000

Palestinesi arrestati

Numero dei prigionieri donna 56

tra cui 13 minori

1.500
Numero di minori 300 15.000
Numero di carcerati in detenzione amministrativa 500 27.000

ordini di detenzione amministrativa

Numero di detenuti appertenenti al PLC (Parlamento Palestinese) 13 70
Numero di prigionieri detenuti da prima degli Accordi di Oslo 29
Numero di prigionieri detenuti da più di 20 anni 44
Numero di prigionieri morti 210

 

Dati forniti dalla Commissione OLP per gli Affari dei Detenuti ed ex-Detenuti, dall’Associazione dei Prigionieri Palestinesi e dall’Ufficio Statistico Palestinese.